Quando vale il denaro? Quanto vale davvero un dollaro? Il filosofo John Rogers Searle nel libro “Il denaro e i suoi inganni” afferma che un dollaro non vale sempre un dollaro e che ci sono alcuni inganni che caratterizzano il denaro come istituzione.
“Il denaro e i suoi inganni” è un libro ricco di spunti di riflessione e curiosità che fanno a volte venire un po’ i brividi.
Una lettura che non ha certo la pretesa di darti consigli su come gestire i tuoi soldi, ma che aiuta ad aprire la mente e gli occhi.
Primo inganno: il denaro è sostenuto da qualcosa
Nella sensibilità collettiva è diffusa l’illusione che il denaro sia sostenuto da qualcosa. Qualcosa che gli conferisca un valore.
Dal secondo dopo guerra fino al 15 agosto 1971 questo qualcosa era l’oro. Il dollaro era l’unica valuta convertibile in oro in base al cambio di 35 dollari contro un’oncia (cioè 28,35 grammi) del prezioso metallo. Per l’importanza che rivestiva, il dollaro venne eletto come valuta di riferimento degli scambi internazionali. Un ruolo che mantiene tutt’ora.
Dal 1971, con la fine degli accordi di Bretton Woods che hanno segnato la nascita sia del Fondo Monetario Internazionale che della Banca Mondiale, non è più così. Le riserve auree non coprono più il valore del dollaro né di nessun altra valuta.
E quindi se non è l’oro a conferire valore al denaro, cos’è?
Forse lo Stato? Deve pur esserci qualcosa che legittimi questi pezzi di carta, che garantisca i cittadini un po’ come l’ipoteca sulla mia casa garantisce il mutuo in banca.
La verità è che il denaro non è sostenuto, né coperto, né garantito da niente. Non c’è assolutamente nulla.
Il sistema monetario attuale funziona soltanto grazie al fatto che le persone lo accettano come mezzo e gli attribuiscono una funzione. Il denaro ha quindi valore solo grazie a una credenza collettiva.
Secondo inganno: il denaro senza fondamento è tipicamente travestito da denaro fondato su un contratto
Fino a qualche anno fa sui dollari americani compariva una frase che oggi non compare più, ma che è ancora presente nelle sterline.
Questa frase era: “Il Tesoro pagherà al portatore 10 dollari a chi si presenterà con quella banconota in mano”. Una frase tipica da contratto che ricorda sia la dicitura delle cambiali che quella degli assegni bancari.
Ma cosa succederebbe nel momento in cui si andasse dal tesoriere a incassare la banconota da 10 dollari o 10 sterline? Che si otterrebbe in cambio esattamente la stessa cosa: una banconota da 10 dollari o da 10 sterline.
Per questo Searle afferma che il denaro è travestito da contratto quando in realtà un contratto non c’è. Il travestimento è stato funzionale negli anni a generare una sensazione di reciprocità e a dar corpo all’opinione comune che le banconote avessero di per sé un valore.
Terzo inganno: le banche creano denaro prestando denaro a chi non ne ha
Il titolo di questo terzo inganno attira la classica obiezione: “Le banche danno soldi solo a chi ne ha già, non certo a chi ne ha bisogno”.
Ma quello che intende Searle con l’affermazione che le banche creano denaro prestando soldi a chi non ne ha, è un’altra cosa.
Nel suo libro spiega che: “Se vai in banca e chiedi un prestito di 1000 dollari non è necessario che la banca abbia effettivamente nelle sue casse i 1000 dollari da prestarti”.
A fronte di 1000 dollari o Euro richiesti, alle banche basta costituire una riserva in percentuale molto più bassa.
In America questa percentuale è del 20%. In Italia la percentuale che le banche devono mettere a riserva dipende dal rating del cliente, cioè dal voto che la banca ti assegna e che sintetizza quanto ti ritiene “rischioso”. Peggiore è il rating che ti attribuisce in funzione di diversi elementi, maggiore è la riserva che la Banca è costretta ad accantonare e, di conseguenza, più alto è anche il tasso di interesse che ti fa pagare. Questo meccanismo l’abbiamo in parte già visto quando abbiamo parlato di analisi di bilancio e, se ti fa piacere, possiamo approfondirlo in nuovi articoli.
In estrema sintesi il concetto che ci illustra Searle è che per prestare 1000 dollari la Banca deve possederne solo 200. E quindi, quando accredita sul tuo conto 1000 dollari, ha letteralmente creato 800 dollari dal nulla.
Quarto inganno: nel caso del denaro fondato su un contratto, il contratto deve essere riscattato a tutti i costi
Anche in questo caso la formulazione del titolo è complicata ma la spiegazione è semplice.
Se il denaro che viene stampato prevede che a fronte di 20 dollari io possa effettivamente incassare 20 dollari, mi aspetto che questo pseudo contratto possa essere rispettato sempre e comunque.
L’esistenza di un contratto alimenta certezze che sono solo percepite e non reali.
La realtà infatti è che se tutti chiedessero alle banche di rispettare il contratto e pagare il dovuto, non ci sarebbero abbastanza riserve per soddisfare tutti e il sistema crollerebbe.
Quinto inganno: se hai 100 dollari esiste qualcosa di cui tu possiedi cento unità
Se io ho in mano una banconota da 100 dollari o da 100 euro, ho il potere di comprare qualcosa il cui prezzo è stabilito dal mercato e non è intrinseco alla banconota.
Quello che la banconota dà è un potere d’acquisto misurato numericamente ma i cui valori non sono assoluti, funzionano come relazioni di potere solo in rapporto ai prezzi di beni, servizi e debiti. I miei 100 dollari hanno un potere diverso a seconda che io li spenda a New York o in Burundi. E hanno un potere diverso soprattutto nel corso del tempo.
Secondo Searle uno dei motivi per cui i governi preferiscono tassi di inflazione bassi, cioè prezzi che crescono molto lentamente, è che la perdita del potere d’acquisto della moneta usata diventa invisibile e, di conseguenza, più accettabile.
E per questo che ciò che chiamiamo 1 dollaro in realtà, nel tempo, non è sempre un dollaro.
Questi ragionamenti filosofici e anche pratici ci mostrano un inganno su tutti: quanto la nostra economia sia sempre meno basata sull’effettivo valore delle cose e sempre più su un fittizio sistema di convenzioni e relazioni di potere.
Certo tutti noi ci muoviamo all’interno di questo mondo, credendo nella sua concretezza e assuefatti da regole, principi e abitudini, senza farci troppe domande.
Ogni tanto però è giusto anche riconoscerne gli inganni, prendere le distanze, aprire gli occhi e pensare liberamente.
Giorgia Ferrari
6 anni fa
Wow Giorgia, c’è da riflettere parecchio…..
6 anni fa
Ciao Massimo,
aspetto le tue riflessioni 😉
Buona giornata
6 anni fa
Mi stupisci sempre. Grazie davvero. Anche per avermi fatto scoprire l’ennesimo libro.
6 anni fa
Grazie a te Matteo di lasciarti stupire.
Buona lettura.
Giorgia