Il recente Decreto Rilancio concede ai privati che effettuano investimenti in startup innovative una detrazione fiscale del 50% fino a 100 mila euro.
Cioè? Come fa un privato a investire in start up innovative? Cosa sono le startup innovative? E come funziona la detrazione fiscale?
Decreto rilancio e investimenti in startup innovative come funziona la detrazione
Il Decreto Rilancio firmato il 19 maggio 2020 in seguito alle misure studiate per contrastare i problemi economici causati dal Covid-19, è diventato legge lo scorso 17 Luglio con l’approvazione dei decreti attuativi.
Tra le altre misure prevede un regime fiscale agevolato per chi investe in startup innovative.
L’agevolazione fiscale, a dirla tutta, esisteva già prima del Decreto e ammontava al 30% su cifre fino a 1 milione di Euro.
Ora probabilmente con l’intento di spronare anche piccoli risparmiatori è stata incrementata al 50% con un tetto massimo di 100 mila Euro.
Questo significa che se un privato cittadino (purché assoggettato all’IRPEF) investe 100 mila Euro (o meno) in una di queste aziende, l’anno successivo, portandoli in detrazione, godrà subito di 50 mila Euro di riaccredito.
Si tratta di una detrazione secca dalle imposte dovute, a differenza degli incentivi tradizionali che prevedono una deduzione dall’imponibile.
Il vantaggio evidente è che si rientra di fatto di metà dell’investimento.
Il massimo detraibile non può eccedere, in ciascun periodo d’imposta, l’importo di 100 mila Euro, quindi posso investire anno dopo anno 100 mila Euro ma per godere della detrazione devo mantenere le cifre investite per almeno tre anni.
Il beneficio si perde se entro 3 anni dalla data di investimento si verificano queste condizioni:
- la cessione, anche parziale, a titolo oneroso, delle partecipazioni ricevute in cambio degli investimenti, inclusi gli atti a titolo oneroso che importano costituzione o trasferimento di diritti reali di godimento e i conferimenti in società, nonché la cessione di diritti o titoli attraverso cui possono essere acquisite le predette partecipazioni o quote;
- la riduzione di capitale e/o la ripartizione di riserve o altri fondi costituiti con sovraprezzo di emissione delle azioni o quote delle start-up innovative;
- il recesso o l’esclusione degli investitori;
- la perdita, da parte della start-up innovativa, di uno dei requisiti richiesti dall’art. 25, c. 2, Decreto Legge n. 179/2012.
Cosa sono le startup innovative?
Un’impresa può essere definita “innovativa” quando rispetta tutta una serie di caratteristiche specifiche elencate nel dettaglio sul sito del Governo.
In sintesi: “La startup innovativa è un’impresa giovane, ad alto contenuto tecnologico, con forti potenzialità di crescita e rappresenta per questo uno dei punti chiave della politica industriale italiana”
Ai sensi della normativa di riferimento (DL 179/2012, art. 25, comma 2) una startup innovativa è una società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, che rispetti i seguenti requisiti oggettivi:
- è un’impresa nuova o costituita da non più di 5 anni
- ha residenza in Italia, o in un altro Paese dello Spazio Economico Europeo ma con sede produttiva o filiale in Italia
- ha fatturato annuo inferiore a 5 milioni di euro
- non è quotata in un mercato regolamentato o in una piattaforma multilaterale di negoziazione
- non distribuisce e non ha distribuito utili
- ha come oggetto sociale esclusivo o prevalente lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di un prodotto o servizio ad alto valore tecnologico
- non è risultato di fusione, scissione o cessione di ramo d’azienda
Infine, una startup è innovativa se rispetta almeno 1 dei seguenti 3 requisiti soggettivi:
- sostiene spese in R&S e innovazionepari ad almeno il 15% del maggiore valore tra fatturato e costo della produzione;
- impiega personale altamente qualificato(almeno 1/3 dottori di ricerca, dottorandi o ricercatori, oppure almeno 2/3 con laurea magistrale);
- è titolare, depositaria o licenziataria di almeno un brevetto o titolare di un software
Come fa un privato a investire in startup innovative?
Per investire in una startup innovativa hai diversi modi.
Il più facile e diretto è diventare socio di quella startup comprandone perciò una quota del capitale sociale.
Oppure tramite una piattaforma di crowdfunding che permettono di versare piccole somme di capitale per finanziare progetti imprenditoriali innovativi.
Il tutto si effettua molto facilmente online su piattaforme o portali autorizzati e vigilati dalla Consob, che sull’argomento ha creato una valida guida a tutela dei risparmiatori: “Cosa devi assolutamente sapere prima di investire in una “start-up innovativa”
Si può investire anche diventando business angel cioè portando, oltre al capitale, la propria esperienza.
Cosa aspettarsi dagli investimenti in startup innovative?
L’indubbio vantaggio fiscale del 50% aiuterà lo sviluppo di investimenti in startup innovative da parte dei risparmiatori. Quantomeno ne attira l’attenzione, ma non deve mai essere il criterio in base al quale si decide di percorrere questo tipo di investimento.
Resta decisivo capire in cosa si sta investendo. Qui più che mai si partecipa direttamente al rischio di impresa.
L’investimento in startup innovative ha potenziali e rischi maggiori rispetto investire in un’azienda di cui abbiamo lo storico, una dimostrata capacità di creazione di utili e quindi di guadagni.
Inevitabilmente si tratta di investimenti con un orizzonte temporale medio-lungo dove si potranno avere guadagni se e quando:
- la società verrà venduta a terzi o sarà quotata
- verranno distribuiti degli utili ai soci considerando che sulle startup innovative vige il divieto di distribuire utili per almeno cinque anni.
Il grande vantaggio fiscale perciò va considerato come un regalo inaspettato come una positiva conseguenza dell’investimento che avrei deciso comunque di fare.
Giorgia Ferrari
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