La triste fine del “cassettista” …

La triste fine del “cassettista” … sembra un pò un titolo da spaghetti western o di un film di Quentin Tarantino ma in effetti non è altro che la constatazione della necessità di arrendersi al passare del tempo e al naturale cambiamento delle cose.

La cosiddetta “strategia del cassettista” (traduzione un pò casereccia ma comunicativamente efficace dall’inglese “buy & hold investing“) è stata sino a poco più di 10 anni fa il metodo più utilizzato dai risparmiatori di tutto il mondo per investire sui mercati azionari.
Il successo del sistema “buy & hold” era dovuto essenzialmente a due fattori: la sua semplicità e la mancanza di alternative percorribili.

  1. SEMPLICITA’ – Conosci qualcosa di più semplice di “compra azioni solide di aziende leader di mercato e poi scordatene (chiudile in un cassetto)” ? L’idea di base di questa strategia era di fregarsene degli inevitabili su e giù della Borsa, tanto quel tipo di azioni sarebbe inevitabilmente salito nel lungo termine; l’unica cosa necessaria era avere molta pazienza e un pò di stomaco sugli inevitabili storni del mercato.
  2. MANCANZA DI ALTERNATIVE – Fino a poco più di 10 anni fa per acquistare e vendere azioni occorreva andare fisicamente in banca, parcheggiare l’auto, aspettare il proprio turno, parlare con l’impiegato dell’ufficio titoli (il presunto “esperto”!), tornare il giorno dopo o telefonare per avere conferma dell’eseguito… tutto alquanto faticoso e dispendioso dal punto di vista della propria gestione del tempo. Inoltre, le commissioni di intermediazione bancaria erano molto alte (30-40 anni fa addirittura centinaia e centinaia di dollari in USA o centinaia di migliaia di lire in Italia per una singola operazione!) e l’informazione disponibile sui singli titoli difficilmente accessibile per i non addetti ai lavori.

Aldilà di questi aspetti, occorre però considerare che, scegliendo i titoli con un minimo di criterio, la strategia funzionava alla grande! Lo stesso Warren Buffett, traendo l’ispirazione del suo metodo dal libro “The Intelligent Investor” del suo mentore Ben Graham, ha in pratica utilizzato da sempre questo metodo, naturalmente approfondendolo e basando la sua stategia del “value investing” sull’incrocio dell’acquisto perfetto di aziende di valore acquistate in un periodo in cui sono gravemente sottovalutate” (e quindi acquistabili a sconto rispetto al loro valore oggettivo).
Coca-Cola, Caterpillar, Wal Mart, General Electric in America, Fiat, Pirelli, Eni, Telecom da noi sono esempi di titoli su cui veniva applicata la strategia del cassettista.

Dov’è il problema allora? E, soprattutto, che alternative abbiamo oggi?

Il problema è molto semplice da capire: la strategia non funziona più!

Il motivo: il mondo si muove e si evolve troppo velocemente!

In molti settori dell’economia oggigiorno due ragazzotti possono inventare qualcosa in un garage della California (o, nel prossimo futuro, più probabilmente in una baracca nella periferia di Mumbai o Pechino) e su quell’invenzione fondare un’azienda in grado di mettere in ginocchio i giganti del settore!

Per fare un esempio conosciuto pensa a GOOGLE.
Google è un’azione dominante nel comparto internet e nel settore dei tecnologici e non esisteva in borsa sino a cinque anni fa.  Ma non solo… non esisteva proprio come azienda fino a dieci e rotti anni fa!!!
Cosa ha creato Google? Un algoritmo e un’idea geniali ideati da due studenti nel solito garage (che poi mi chiedo: ma possibile che non inventino mai niente in cantina o in solaio?)

Nella metà degli anni ’90 il posto che ora occupa Google era competenza di Yahoo, oggi virtualmente scomparso dalla competizione ad alto livello nel settore. Yahoo, a sua volta, nacque in maniera simile a Google e mangiò una grossa fetta di mercato alla pubblicità tradizionale…

Capito il processo? Quante aziende oggi dominanti possiamo essere certi che lo saranno ancora tra 5, 10 o 15 anni? Scommessa difficile da affrontare. Sicuramente io non ci punterei sopra i miei risparmi.

Tutto questo ti spiega il motivo per il quale molti possiedono azioni o fondi comuni da 10 o 15 anni e sono ad oggi in perdita o in pareggio. Roba che se avessero comprato Titoli di Stato al 3% avrebbero ottenuto un miglior risultato! Poi c’è da dire che c’è ancora chi si ostina (essenzialmente per ignoranza) a fare il cassettista, magari anche perchè in banca continuano a dirgli “pensa sul lungo termine…”

Quali alternative abbiamo quindi per far rendere i nostri soldi sui mercati azionari se il cassettista ha finito la sua corsa?

Ne abbiamo, ne abbiamo … ma di questo ti parlerò nel prossimo post (controlla il blog lunedì o martedì prossimo!).

P.S. Se vuoi apprendere il metodo del Position Trading e tanto altro partecipa al corso

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Nel frattempo, i miei migliori Auguri per una Buona Pasqua in serenità e amicizia!

A presto. Roberto Pesce

9 commenti

  1. Gianluigi - EsameVincente.com

    16 anni fa  

    Interessante questa cosa.. considerando che pochi mesi fa in un corso mi hanno detto esattamente il contrario. Cioè che questa era comunque un’ottima strategia sul lungo termine tanto che la ha sempre utilizzata anche Buffett…

    Ora sono ufficialmente CONFUSO.. (peccato che non ci sia il pubblico ad applaudire…)

    Ciao Fish!!!

    Ps. nell’ultimo articolo sul blog si parla anche di te!!! :)))

    Un abbraccio


  2. RP

    16 anni fa  

    Ciao Gianluigi! Eh già… questa storia dei metodi per investire è davvero una jungla! Capisco molto bene la tua confusione, io ci ho messo più di due anni per trovare la mia strada in mezzo alle miriadi di opinioni e strategie in cui mi imbattevo in continuazione… Già è difficile saltarci fuori tra le varie alternative VALIDE, in più aggiungici che molti “sparano a casaccio” senza spere di cosa parlano. Il “buy & hold investing” (cassettista) è ormai morto e sepolto da tempo, basta guardarsi un grafico del Dow Jones per rendersene conto da soli, quanto a Warren Buffett, lui è invece vivo, vegeto e pimpante (anche se nel 2008 ha perso molto anche lui…) ma il suo metodo è un TANTINIELLO differente e poco riproducibile dall’investitore medio.

    Passa a trovarmi a INTELLIGENZA FINANZIARIA (http://www.coachingfinanziario.it/intelligenza_finanziaria/intelligenza_finanziaria.php) così ne parliamo per bene!

    Un abbraccio, Roberto


  3. RP

    16 anni fa  

    PS: mi stavo scordando Gianluigi: molto bello e interessante il tuo blog! Ti ho scritto 2 righe anche lì… A presto, Roberto


  4. Luca

    14 anni fa  

    gestire e investire il proprio denaro è diventato più difficile ma forse più emozionante e anche divertente.

    buona giornata a tutti


  5. Fab

    14 anni fa  

    Ciao Roberto,

    questo post ancora non lo avevo visto e ovviamente come ho già detto ( riportando links a tale proposito) in altre sedi di questo Blog non sono assolutamente d’accordo perchè i fatti dicono il contrario!!

    Innanzitutto occorre fare una premessa chiara, logica e semplice.

    Nel libro “Padre Ricco, Padre Povero” di Robert Kiyosaki è scritto a chiare lettere:

    “Per destare il genio finanziario che risiede in ognuno di noi occorrono conoscenze tecniche e coraggio”

    E questo vale sia nel campo dell’Analisi Fondamentale che riguarda gli investimenti finanziari veri e propri che nel nel campo dell’Analisi Tecnica che riguarda il Trading.

    Ergo:

    in tutti e due campi ( che sono campi ben distinti e separati!!) se hai raggiunto una buona padronanza delle relative conoscenze specialistiche e hai un buon profilo psicologico ( che ti da il coraggio di porre in essere determinati azioni che fanno la differenza!) puoi ottenere buoni risultati!!

    E ovviamente non c’era bisogno di Robert Kiyosaki per stabire una verità del genere poichè quel postulato è valido in tanti altri campi professionali!!

    Kiyosaki che è un grande motivatore e venditore lo ha espresso in modo sintetico, efficace ed elegante!

    Dopo questa dovuta premessa, entro nello specifico del tuo post!

    Per quanto riguarda:

    “Dov’è il problema allora? E, soprattutto, che alternative abbiamo oggi?

    Il problema è molto semplice da capire: la strategia non funziona più!

    Il motivo: il mondo si muove e si evolve troppo velocemente!”

    “Per fare un esempio conosciuto pensa a GOOGLE.
    Google è un’azione dominante nel comparto internet e nel settore dei tecnologici e non esisteva in borsa sino a cinque anni fa. Ma non solo… non esisteva proprio come azienda fino a dieci e rotti anni fa!!!”

    “Capito il processo? Quante aziende oggi dominanti possiamo essere certi che lo saranno ancora tra 5, 10 o 15 anni? Scommessa difficile da affrontare. Sicuramente io non ci punterei sopra i miei risparmi.”

    Innanzittutto in Analisi Fondamentale le due principali strategie d’investimento azionario si distinguono in Value Investing e Growth Investing.

    Gli esempi che citi tu ( Google e Yahoo ) sono esempi di Growth Investing ( investimenti focalizzati su aziende in crescita ) e quindi più rischiosi e molto meno prevedibili da tutti i punti di vista!!

    A parte questo, un’economia per quanto moderna, dinamica e veloce non è composta solo da aziende in crescita perchè ci sarà sempre spazio per aziende con business stabili e tradizionali dove appunto il “Value Investing ” viene applicato (che è cosa totalmente diversa dal Growth Investing!!!!) e Warren Buffett ne è l’esponente più autorevole!!

    (da notare che non si è mai avventurato nel Growth Investing perchè appunto è tutta un altra roba!!!!)

    In altre parole: ci saranno sempre aziende che producono e/o distribuiscono:

    scarpe, abbigliamento, prodotti alimentari e bevande, prodotti per la casa,prodotti e servizi editoriali, servizi di trasporto, servizi ristorativi, servizi educativi, servizi assicurativi, energia da fonti tradizionali ( se da fonti alternative ovviamente si tratterà di “Growth Investing”), ecc…!!

    E quindi comprare a sconto business tradizionali e stabili permetterà di sfruttare al meglio le inevitabili asimmetrie di mercato che saranno sempre presenti perchè il mercato sarà sempre composto da essere umani che alternano fasi di euforia a fasi di depressione.

    Di seguito interessante link a tale proposito:

    http://www.soldionline.it/guide/grandi-investitori/warren-buffett-e-mr-market

    Per cui anche ai tempi attuali se sai fare “Value Investing Attivo” ossia sai comprare a sconto business tradizionali e stabili e li tieni in portafoglio nel medio e lungo termine avrai i tuoi buoni ritorni!!

    Di seguito link sulla varie strategie d’investimento sull’azionario basate su tecniche di Analisi Fondamentale:

    http://www.investopedia.com/university/stockpicking/stockpicking3.asp

    Di seguito link su evidenze empiriche che una strategia di “Buy & Hold” fatta come si deve ha i suoi buoni ritorni:

    http://www.gurufocus.com/news.php?id=109843

    E poichè “La semplicità è la massima sofisticazione” by Leonardo Da Vinci, anche in Analisi Fondamentale è tutt’oggi possibile ottenere discreti risultati nel medio e lungo termine con semplici tecniche cosiddete “Passive Screener” ossia preimpostando pochi e significativi parametri di Analisi Fondamentale!!

    Di seguito link che segnala un interessante testo a tale proposito:

    What Works on Wall Street, Fourth Edition: The Classic Guide to the Best-Performing Investment Strategies of All Time by James O’Shaughnessy’s:

    http://www.amazon.com/What-Works-Wall-Street-Fourth/dp/0071625763

    Fra le altre cose è ben noto in Analisi Fondamentale che il “Value Investing Attivo” bisogna approcciarlo con una mentalità da “Business Analyst” e il “Growth Investing” con una mentalità da “Venture Capitalist”.

    Due profili psicologici e di rischio/rendimento completamente distinti e separati per usare un eufemismo!!

    In conclusione quando si parla di tecniche d’investimento di Analisi Fondamentale si devono confrontare le mele con le mele e non le mele con i salami!!!!

    ( e comunque questo principio vale in qualsiasi altro campo se si vuole fare un’analisi obiettiva che possa dare feedback utili e significativi!!)

    Tecniche d’investimento di “Value Investing Attivo” vanno confrontate con altre tecniche dello stesso tipo.

    Tecniche d’investimento di “Growth Investing” vanno confrontate con altre tecniche dello stesso tipo.

    Tecniche d’investimento di “Passive Screener” ( dette anche tecniche di “Value Investing Passivo” ) vanno confrontate con altre tecniche dello stesso tipo.

    Cordiali saluti.


  6. Roberto Pesce

    14 anni fa  

    Ciao Fab, beh, il mondo è bello perchè è vario e ci sta che si abbiano opinioni differenti, tanto più su una materia che per definizione è tutto tranne che una scienza esatta.

    C’è però un equivoco di fondo su come interpreti diversi miei articoli a cui poi rispondi argomentando ampiamente e citando svariate fonti e link sull’importanza dell’analisi fondamentale, del value investing etc.

    Quando parlo del “cassettista” o del principio “buy & hold” così come applicato dalla stragrande maggioranza degli investitori non mi riferisco al value investing, al metodo di Warren Buffett, a Ben Graham etc. che per l’appunto partono da valutazioni sul business sottostante effettuate tramite analisi fondamentale e poi da almeno un minimo di timing effettuato cercando di “comprare a sconto”.

    Il 95% di chi investe facendo il “cassettista” (tutt’ora avviene) compra qualcosa per motivi molto più semplicistici del tipo “E’ un’azienda importante” o “E’ una blue chip” , non bada granchè al timing e tanto meno si preoccupa poi di monitorare il suo investimento nel tempo. Di solito l’analisi fondamentale non sa nemmeno vagamente cosa sia.

    Semplicemente compra più o meno a casaccio e poi tiene nel lungo termine sperando di vedere premiato il proprio investimento.

    Tutto sommato, fino ad una ventina di anni fa questo tipo di approccio rozzo e iper semplicistico ma che non richiedeva nè tempo nè conoscenza per essere applicato funzionava abbastanza, oggi non più.

    E’ quindi a questo che mi riferisco di solito nei miei articoli e durante i corsi, non a quello che intendi tu e di cui spesso scrivi nei commenti.

    Poi, se volessimo approfondire il discorso, credo anche che l’analisi fondamentale presa come elemento a sè stante senza appoggiarsi a considerazioni di timing fornite dall’analisi tecnica sia un approccio che abbia molti limiti e esponga a rischi di perdite importanti, ma questo è un altro discorso e richiederebbe una trattazione a sè, forse anche troppo complessa e articolata rispetto agli scopi e agli spazi del blog.

    Saluti, Roberto


  7. Fab

    14 anni fa  

    Ciao Roberto,

    tu sai perfettamente che per operare in borsa con discreto profitto o si opera con l’analisi fondamentale oppure con l’analisi tecnica oppure con un mix delle due.

    Ergo:

    la gente a cui ti riferisci che faceva e fa quel tipo di operazioni “Ad Cazzum” per usare un eufemismo, è completamente ignorante per definizione!!

    Fra le altre cose 20 anni fa e cioè nel 1991, a me risulta che i rendimenti sui titoli di stato italiani erano abbastanza interessanti e tutta sta gente che faceva quel tipo di operazioni non esisteva proprio in Italia ( in USA magari si)e i risparmiatori italiani più aggressivi (una strettissima minoranza, ma proprio una micro nicchia) compravano quote di fondi azionari!!

    Per quanto riguarda le argomentazioni che hai riportato sul discorso che siccome oggi come oggi l’economia è troppo veloce ecc…, già ti ho risposto e ripeto che quando si fanno delle analisi bisogna considerare obiettivamente tutto il contesto e fare paragoni appropriati e non estrapolare quello che conviene per sostenere la propria tesi!!

    Per cui la gente ignorante a cui ti riferisci, può essere formata per operare in borsa sia con tecniche di analisi fondamentale che con tecniche di analisi tecnica ( che tu insegni!) perchè partono da zero in entrambi i casi!!

    E quindi a maggior ragione vale quanto ho detto prima:

    Nel libro “Padre Ricco, Padre Povero” di Robert Kiyosaki è scritto a chiare lettere:

    “Per destare il genio finanziario che risiede in ognuno di noi occorrono conoscenze tecniche e coraggio”

    E aggiungo anche un link interessante per completare il quadro:

    http://zenhabits.net/the-only-way-to-become-amazingly-great-at-something/

    Per quanto riguarda:

    “credo anche che l’analisi fondamentale presa come elemento a sè stante senza appoggiarsi a considerazioni di timing fornite dall’analisi tecnica sia un approccio che abbia molti limiti e esponga a rischi di perdite importanti..”

    Ti riporto una significativa frase di Robin Sharma, bravissimo coach canadese:

    “Se non credi a dei principi e quindi non li applichi, come fai a ottenerne dei buoni risultati?”

    In altre parole: se non credi all’analisi fondamentale e quindi non la applichi integralmente, come fai a ottenere dalla stessa buoni risultati???

    Mission Impossible!!

    Un ingegnere americano col value investing attivo ( senza alcun timing di analisi tecnica!!) ha ottenuto il 48% annualizzato negli ultimi 4 anni:

    http://www.oldschoolvalue.com/investing-perspective/osv-portfolio-performance-inception/

    Invece col value investing passivo, ci sono pure delle tecniche che hanno particolarmente sovraperformato ( pure queste senza alcun timing di analisi tecnica!!), quella che spicca su tutte è il Pietroski Score: 16% annualizzato su 11 anni!!

    Di seguito link sui backtest:

    http://www.value-investing.eu/papers.aspx

    E quest’ultimo link, te lo avevo già inviato personalmente subito dopo il corso di dicembre 2010 a Reggio Emilia!!

    Cordiali saluti!

    Fab


  8. maste

    13 anni fa  

    Secondo me la strategia funziona ancora.Intanto bisogna notare che Buffett non investe solo in società solide,ma monopolistiche.basta guardare il rapporto utili netti/ricavi;se è sopra il 20% dominio;tra il 10-19% l’azienda è nella media(è sotto osservazione);sotto il 10 è junk.già con questo
    criterio su 85 società di piazza affari(esclusi i finanziari) 6 erano nella fascia di buffett;20 in quella intermedia;59 in quella junk.telecom ed eni sono in quella intermedia(sotto osservazione);pirelli e fiat sono junk.i criteri usati sono molto severi,i libri che circolano di buffett non li spiegano bene.l’unico libro serio è warren buffett e l’interpretazione dei bilanci,dove spiega riga dopo riga di un bilancio cosa guarda e cos’è importante.dico solo che usando alcuni screener le società buffettiane ora nel mondo sono 47…


  9. Andrea

    11 anni fa  

    Sono d’accordo solo in parte, nel senso che è verissimo quello che dici ma solo se applicato al ramo informatico o comunque tecnologico. Mi spiego meglio: non credo che 2 ragazzotti in un garage di pechino inventino una bevanda in grado di scalzare l’egemonia della coca cola, prodotti in grado di sostituire quelli P&G, o una rete di vendita al dettaglio anche solo simile a quella di walmart (per citare alcuni esempi di azioni di WB) o almeno non nel prossimo futiro, ci vorrebbero anni o decenni per scalzare certi “monopoli”. Non a caso WB non ha mai comprato azioni nel ramo tecnologico, nemmeno quelle del suo intimo amico Bill Gates, ma tende a privilegiare prodotti tangibili!
    Quindi quello che dici è verissimo, se applicato a certi settori però..


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