La storia dei Magi ci ispira a riflettere sui nostri talenti. Come loro, anche noi possiamo intraprendere un viaggio per scoprire ciò che abbiamo di più prezioso e metterlo al servizio di un obiettivo più grande.
C’è una storia che quest’anno ha lasciato il segno e ci ha fatto riflettere.
L’ha raccontata uno dei nostri coach, Giuseppe Montanari, durante la prima edizione di un corso speciale: Free Yourself – Liberati da blocchi, paure, sensi di colpa ed emozioni negative e crea equilibrio tra le aree della tua vita.
È una storia guida, perfetta per iniziare il nuovo anno con consapevolezza e ispirazione.
Chi ha partecipato al corso saprà ritrovarsi nelle sue parole, mentre chi non c’era può considerarla un dono: una mappa per iniziare il proprio viaggio personale.
Scopri i tuoi talenti: la lezione senza tempo dei Magi
La storia dei Magi non è semplicemente un racconto antico, ma un viaggio che ci parla ancora oggi, invitandoci a riflettere sui nostri talenti.
I Magi sono spesso descritti come tre perché portavano tre doni — oro, incenso e mirra — ma il loro numero esatto non ci è noto. Li chiamiamo Re Magi, ma non erano re. Portano doni da re, ma erano osservatori del cielo, interrogatori degli astri, cercatori di risposte.
La parola “Magi” infatti deriva dal termine greco Magoi, che significa “coloro che interrogano”.
Cosa interrogavano i Magi?
I Re Magi vivevano in un’epoca in cui il cielo era una guida, una mappa per orientarsi non solo fisicamente, ma anche spiritualmente.
Pensa ai cieli limpidi, come quelli che si vedono nel deserto, dove le stelle sembrano così vicine da poterle toccare.
Interrogando le stelle, i Magi scoprirono un segno straordinario: la nascita di qualcosa di grande, un Salvatore.
Quella scoperta fu per loro una rivelazione, un’epifania, parola che significa proprio “manifestazione”.
È in quel momento che capirono di avere una missione e si misero in cammino.
Di notte, nel silenzio del deserto, sellarono i cammelli e partirono. Lasciarono dietro di sé tutto ciò che conoscevano, senza sapere esattamente dove li avrebbe portati quella stella cometa.
Il viaggio non fu facile
Inizialmente seguirono la logica. Visto che dovevano trovare il Salvatore del mondo, che sarebbe stato un re, andarono nel posto dove un re dovrebbe stare: la città più importante, Gerusalemme, e nel luogo più prestigioso, ovvero il palazzo di chi in quel momento era il Tetrarca, cioè Erode.
Quando arrivarono al palazzo, Erode non li voleva. Lui, che era il re in quel momento, aveva paura di perdere il suo potere. Per questo decise di aiutarli a cercare: voleva assolutamente trovare quel re per ucciderlo. Convocò tutti i sapienti dell’epoca per individuare il luogo esatto.
I Magi, che fino a quel momento avevano seguito la logica, decisero di fare qualcosa al di fuori della loro ragione: seguire esattamente la direzione indicata dalla Stella.
Possiamo immaginare quanto possa essere stato difficile scegliere tra rimanere bloccati nelle aspettative e nella logica o continuare a seguire l’intuizione.
I doni dei Magi
La stella li portò a Betlemme, un villaggio insignificante, lontano dai fasti della corte. Lì, trovarono una grotta. E dentro quella grotta, un bambino.
Cercavano un re, ma trovarono un neonato avvolto in fasce, nel luogo più umile che si potesse immaginare.
Eppure, lo riconobbero immediatamente. Era proprio ciò che stavano cercando.
È un paradosso: vedere qualcosa per la prima volta e riconoscerla, come se l’avessimo sempre saputa. Ma i paradossi aprono la mente a nuove possibilità e a salti di consapevolezza.
Riconoscere però non basta. Dopo aver trovato ciò che cercavano, i Magi aprirono i loro scrigni e offrirono doni da re: oro, incenso e mirra.
- Oro, simbolo della regalità, rappresenta il nostro talento più nobile.
- Incenso, simbolo della spiritualità, rappresenta ciò che ci connette a qualcosa di più grande.
- Mirra, simbolo del sacrificio, rappresenta la forza necessaria per affrontare le difficoltà.
Quei doni non erano semplici oggetti, ma ciò che i Magi avevano di più prezioso, offerto al servizio di ciò che avevano riconosciuto come importante.
Anche noi possiamo fare lo stesso: portare i nostri doni, o talenti, al servizio di un obiettivo più grande.
La trasformazione del viaggio
Dopo aver offerto i loro doni, i Magi tornarono a casa. Il Vangelo dice che “fecero ritorno per un’altra strada”. Questo è forse il punto più significativo di tutto il racconto.
Quando scopriamo i nostri talenti e iniziamo a usarli, non siamo più gli stessi. Non possiamo tornare indietro seguendo la stessa via, perché siamo cambiati.
Anche se il mondo intorno a noi resta immutato, qualcosa dentro di noi è profondamente diverso. Questa trasformazione è il vero viaggio: scoprire i nostri talenti, riconoscerli, metterli in azione e intraprendere nuove strade.
Superare le paure e mettersi in cammino
Attenzione perché spesso, ad esempio nelle coppie, può accadere che due persone vivano esperienze molto diverse: una affronta una trasformazione profonda, un’epifania, una rivelazione, mentre l’altra no. Questo può creare uno scollamento. Da un lato c’è chi scopre un nuovo livello di consapevolezza e non è più disposto o disposta a tornare indietro; dall’altro, chi è bloccato dalla paura, come Erode, e si rifugia nel proprio “palazzo”, incapace di affrontare il cambiamento.
Siamo diversi, con percorsi e punti di vista differenti, ma uniti da una stessa causa: vivere in un mondo migliore, essere più felici e far sì che anche gli altri lo siano. Se ognuno di noi si impegnasse a stare meglio, staremmo meglio tutti.
Ma per raggiungere ciò che desideriamo, dobbiamo essere pronti a “sellare i cammelli di notte” e partire verso quella meta, portando con noi ciò che di più prezioso abbiamo da offrire.
Siamo pronti a partire?
Questa storia ci insegna che, quando viviamo una rivelazione, non possiamo più tornare indietro percorrendo la stessa strada.
E se qualcuno cerca di trattenerci, dobbiamo ricordare una cosa fondamentale: possiamo portare un cammello alla fonte, ma non possiamo obbligarlo a bere. Se il cammello non beve, il problema è il suo, non il nostro.
Non possiamo risolvere i problemi degli altri; possiamo solo aiutarli a risolverli, ma non possiamo farlo al posto loro.
E infine, attenzione a non comportarci come Erode, che per paura si chiude e cerca di distruggere ciò che non comprende.
Ti auguro un nuovo anno pieno di scoperte e il coraggio di metterti in cammino verso ciò che davvero conta per te.
Giorgia Ferrari
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