Oltre agli utili e ai dividendi, molti investitori prestano attenzione ai cash flow, ovvero ai flussi di cassa che si manifestano a vari livelli dell’attività d’impresa. Non vi è un’unica definizione generalmente accettata di cash flow.
Esistono varie definizioni a seconda del diverso livello a cui si focalizza l’attività d’impresa:
1) Free cash flow (flussi di cassa dell’attività operativa e di investimento, dati dalla differenza tra i flussi di cassa in entrata da attività operative e i flussi di cassa in uscita per investimenti in capitale fisso): essi rappresentano un flusso di cassa per l’azienda;
2) Flussi di cassa da/per i portatori del capitale di debito (ottenuti sommando le seguenti misure contabili: Interessi, Dividendi corrisposti alle azioni privilegiate, Rimborsi di Capitale di debito e (con segno negativo) Accensioni di nuovi finanziamenti);
3) Flusso di cassa da/per gli azionisti (ottenuto sommando le seguenti misure contabili: Dividendi netti corrisposti agli azionisti ordinari e Nuove emissioni di capitale proprio).
L’equazione di conservazione dei flussi di cassa impone la seguente identità: Free cash flow = Flussi di cassa da/per portatori capitale di debito + Flussi di cassa da/per gli Azionisti.
Il principio dominante che governa la stima dei flussi di cassa è quello di rendere coerenti flussi di cassa e tassi di attualizzazione: flussi di cassa disponibili per l’azionista con costo dei mezzi propri, flussi di cassa disponibili per l’impresa con costo medio ponderata del capitale (WACC).