Sharing Economy si traduce letteralmente con “economia della condivisione” ma, sempre più spesso, si usa il termine consumo collaborativo per definire un nuovo modello economico fondato sulla soddisfazione dei reali bisogni delle persone.
Tanto per capirci: possiedi un trapano elettrico? Molto probabilmente sì.
Lo sai quanto viene usato in media un trapano elettrico nella sua vita? 13 minuti!
Sì, appena 13 minuti nell’arco di un’intera esistenza. Immagino tu l’abbia comprato pensando “Metti che me ne venga il bisogno” ma se ci pensi bene bene quello di cui hai realmente bisogno non è il trapano, ma il buco.
L’economia della condivisione è questo che fa: no, non fornisce fori alle pareti, ma cerca di colmare bisogni senza pretendere una corsa all’iper-consumismo.
E così, il mio trapano chiuso in una bellissima cassetta degli attrezzi in garage per tutta la vita -13 minuti, può essere condiviso con te più facilmente che con il mio vicino di casa.
In realtà non c’è nulla di nuovo nel concetto di condivisione. Quello che è nuovo è la modalità con cui si può attuare ora grazie al web e ai social.
Non parlo tanto di una rete che ha ampliato a tutto il mondo le opportunità di scambio, ma di una nuova moneta, non crypto ma anch’essa virtuale, su cui le piattaforme si basano: la reputazione.
Recensioni, feedback, percentuali di affidabilità: la reputazione in rete è come una sorta di fiducia misurabile su base statistica. Una sequenza storica di comportamenti che tranquillizza la controparte a condividere il trapano o la casa per le vacanze.
È così, anche per la spinta della crisi globale che ha ridimensionato portafogli e consumi, si è sviluppata nel mondo la sharing economy e ora, le piattaforme di consumo collaborativo, sono talmente tante da poterle suddividere in tre grandi gruppi. Quelle:
- Per la ridistribuzione dei beni
- Per la condivisione degli stili di vita
- Per i prodotti a noleggio
La ridistribuzione dei beni
Nella ridistribuzione del beni rientrano tutte le forme di baratto: piattaforme che si occupano di dare nuova vita o nuovi proprietari agli oggetti che non utilizziamo più. Il consumo collaborativo allunga il ciclo di vita dei prodotti riducendo sprechi e rifiuti.
In Italia le più conosciute sono: Cose Inutili, Zero Relativo e Scambio Scambio.
Molto interessante è anche la possibilità di barattare le nostre “cose vecchie” con notti in Bed and Breakfast come nel caso di Barattobb o le nostre abitazioni con alloggi in altre località come su Homelink.
La condivisione degli stili di vita
In questo gruppo si ritrovano tutte le soluzioni di coworking per la condivisione degli spazi lavorativi, o le Banche del Tempo (cerca quella della tua città) in cui si può mettere a disposizione di altri competenze o servizi ottenendo in cambio altre competenze o servizi.
Una versione moderna del posto più social di sempre, la buona tavola, è Gnammo. Un’idea che è nata dalla più classica delle battute: “come cucini bene perché non apri un ristorante”, e che si è trasformata in un portale in cui si incontrano cuochi amatoriali e non che aprono le loro case, e amanti della cucina in cerca di nuove esperienze e conoscenze.
I prodotti a noleggio
Si può davvero noleggiare di tutto: biciclette, moto, utensili, scrivanie, vestiti, e soprattutto auto, passaggi in auto e abitazioni. Vedi LocLoc per utensili e tanto altro, BlaBlaCar per i passaggi auto, la conosciutissima Airbnb per le abitazioni e anche Housetrip, 9Flats e Wimdu.
L’idea comune è sfruttare il vantaggio di un bene senza doverlo per forza possedere o, se già lo possiedi, darlo in uso ad altri guadagnandoci.
Il trapano ne è un esempio quasi ridicolo, ma se pensiamo che per mantenere la nostra auto spendiamo in media 3800€ annui e la teniamo ferma, parcheggiata, immobile, il 92% del tempo, la questione si fa decisamente più seria.
Da Car2Go alla tanto contestata ma comodissima Uber, il settore auto conta 22 milioni di noleggi annui. Uno studio dell’Università di Stanford ha calcolato che per ogni vettura condivisa se ne tolgono 9 dalle strade e il pianeta ringrazia!
Il consumo collaborativo dà quindi un vantaggio a chi utilizza beni e servizi, perché consente di mantenere il proprio stile di vita senza sacrificare la libertà personale.
Dà vantaggi a chi propone scambi o servizi perché consente di guadagnare su beni che diversamente sarebbero solo un costo.
Dà infine e soprattutto vantaggio all’ambiente e ci incanala verso quella che da anni Serge Latouche ha identificato come l’unica soluzione sostenibile per la nostra economia: una decrescita felice.
Qualcuno di voi prenderà spunto per risparmiare o guadagnare in modo facile e veloce utilizzando i siti proposti, altri avranno già fatto esperienze che mi auguro vogliate condividere.
Tutto questo discorso credo abbia molto a che fare anche con l’INTELLIGENZA FINANZIARIA.
Aspetto di sentire le vostre storie e, nel frattempo, scatto qualche foto al trapano elettrico per offrirlo a noleggio…qualcuno ne ha bisogno?
Giorgia Ferrari
7 anni fa
Ciao Giorgia,
Io e mia moglie da circa 2 anni abbiamo applicato il couchsurfing, sempre attraverso internet.
In pratica ospitiamo in casa nostra, chi per lavoro o per turismo ha bisogno di un letto per dormire e non vuole o non può spendere denare in un albergo.
Con questo sistema ci siamo guadagnato un posto a gratis per dormire se volessimo farci un weekend a berlino, o una vacanza in Sicilia !
Devo dire che funziona molto bene.
7 anni fa
Ciao Giandomenico
l’esperienza del couchsurfing mi ha sempre incuriosito e devo ammettere un po’ intimorito, ma è un modo fantastico per viaggiare con poco e conoscere persone interessanti. In questo caso la reputazione come moneta di scambio mi sembra fondamentale!
Ti appoggi al sito http://www.couchsurfing.com o ne usi altri?