Da lunedì 14 aprile 2014 a mercoledì 16 aprile 2014, salvo chiusura anticipata del collocamento, sono aperte ai piccoli investitori le sottoscrizioni della nuova emissione del Btp Italia, la prima che dura sei anni invece di quattro.
Il rendimento minimo è stato fissato all’ 1,65% a cui va aggiunto il tasso di inflazione italiana (misurato dal prezzo di beni e servizi che formano il paniere usato per misurare il costo della vita). Il minimo garantito potrebbe anche essere ritoccato al rialzo, a seconda dell’andamento dei tassi di mercato alla fine del collocamento. Per un confronto sappiate che il Btp nominale in scadenza nel marzo 2020 (simile al nuovo Btp Italia) offre un rendimento effettivo lordo pari a poco più del 2%.
Il titolo fornisce all’investitore una protezione contro l’aumento del livello dei prezzi italiani, con cedole pagate semestrali che offrono un tasso reale annuo minimo garantito collegato all’indice ISTAT dei prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati (FOI). Ciò permette di agganciare i pagamenti del titolo obbligazionario all’effettivo andamento del costo della vita del paese Italia.
L’inflazione italiana oggi viaggia intorno allo 0,5%, ma da qui a 6 anni potrebbe riservare sorprese, sia al rialzo che al ribasso, e rendere il BTP Italia più o meno remunerativo del fratello. Comunque in caso di deflazione il Btp Italia paga la cedola reale stabilita anche se per ipotesi l’indice dei prezzi al consumo dovesse scendere invece di salire.
Il bond stacca la cedola due volte l’anno, l’importo minimo sottoscrivibile parte da mille euro e nella fase di collocamento non ci sono costi di sottoscrizione e si beneficia del premio fedeltà del 4 per mille riconosciuto ai fedelissimi che lo terranno fino a scadenza.
In sostanza il rendimento offerto, a causa il ribasso dello spread in particolare e dei tassi obbligazionari in generale, non è entusiasmante, ma può essere utilizzato per preservare il valore del proprio investimento in termini reali, mantenendo il potere d’acquisto dei propri soldi anche in caso di improvvisa impennata dell’inflazione futura.
Il prossimo [workshop_when what=”492″ color=”black”] alla nuova edizione del corso [workshop_what what=”492″ color=”navy”] a [workshop_where what=”492″ color=”black”] approfondiremo il tema dei titoli indicizzati all’inflazione che, oltre ai BTP Italia, comprende anche i titoli di stato, italiani e esteri, agganciati all’inflazione europea che hanno una struttura particolare: il capitale – e cioè il valore nominale – cresce in parallelo con l’inflazione; in più si incassano una o due volte l’anno interessi a un tasso fisso, ma applicato al capitale periodicamente rivalutato sulla base dell’indice dei prezzi al consumo.
Le obbligazioni societarie legate all’inflazione invece sono congegnate in una maniera diversa, più semplice ma meno protettiva. Infatti pagano interessi ogni tre, sei o dodici mesi in misura pari all’inflazione con una qualche maggiorazione. Il capitale resta invece immutato fino a scadenza e quindi in termini reali si riduce. Per evitare ciò, occorre reinvestire gran parte degli interessi che si incassano.
Michele Colosio