Quest’anno le tasse si pagano a settembre.
Se sei libero professionista (ora si usa dire freelance), o nel caso tu stia pensando di diventarlo, l’ultima novità è questa. Mi auguro che non sia uno scherzo del mio commercialista!
Lo slittamento del pagamento delle imposte non è la sola novità di quest’anno.
Tra vecchie certezze e nuovi scenari se stai pensando di aprire la partita Iva per lavorare in modo più autonomo e libero, o semplicemente vorresti affiancare nuove entrate a un lavoro dipendente, hai due possibili strade da percorrere:
- La prestazione occasionale
- La partita Iva come libero professionista
La prestazione occasionale
La prestazione occasione NON è l’alternativa all’apertura della partita Iva, ma è una modalità che puoi utilizzare per farti pagare lavori autonomi saltuari.
Si può definire “prestazione occasionale: qualsiasi attività di lavoro caratterizzata dall’assenza di abitualità, professionalità, continuità e coordinazione.”
La disciplina riguardante le prestazioni occasionali è stata introdotta dalla Legge n. 30/2003 sfociata in quella che poi è stata denominata Legge Biagi (DLgs n 276/2003) modificata dall’articolo 24 del D.L. n. 201/2011 o Legge Fornero).
In base a queste norme le prestazioni occasionali dovevano avere due limiti:
- Durata non superiore a 30 giorni con lo stesso committente nell’arco di un anno;
- Compenso non superiore a 5.000 Euro da ogni committente.
Con l’abrogazione della Legge Biagi dal 25 giugno 2015 e l’entrata in vigore del Jobs Act, la legge è stata riformata e di fatto questi limiti quantitativi sono stati aboliti.
L’unico riferimento che rimane per disciplinare le prestazioni occasionali è l’art. 2222 del Codice Civile che indica due limiti qualitativi affinché si possa parlare di prestazione occasionale:
- Mancanza di continuità e abitualità della prestazione di lavoro autonomo. L’abitualità, non essendo stata chiaramente definita dal Ministero, può essere identificata come un’attività duratura nel tempo.
- Mancanza di coordinamento della prestazione. Significa che la prestazione occasionale oltra a essere temporalmente breve non può essere inserita in un processo produttivo di un’azienda perché questo presuppone un coordinamento.
Indicazioni sufficientemente vaghe da consigliare la valutazione caso per caso tanto che, per non sbagliare, tutti continuano a considerare i limiti precedenti.
Da un punto di vista fiscale con la prestazione occasionale paghi la ritenuta d’acconto del 20% sul compenso lordo e, trattandosi di una ricevuta non fiscale, se l’importo supera i 77,47 Euro, devi apporre una marca da bollo da 2 Euro.
Molto semplice e decisamente economico.
La partita Iva
Se la tua intenzione è invece quella di lavorare in maniera non occasionale e vuoi svolgere una professione continuativa, la scelta deve ricadere sull’apertura di una partita Iva.
Qui mi concentro su un’attività professionale, quindi escludo artigiani e commercianti che devono costituire ditte individuali disciplinate come soggetti giuridici.
Se vuoi fare il freelance dal 2016 puoi utilizzare un regime fiscale agevolato: il regime forfettario (in passato detto “dei minimi”) e beneficiare di imposte ridotte.
Se sei una start up paghi il 5%, se no il 15%
Per godere di questi benefici fino al 2018 il tuo fatturato annuo non doveva superare i 30 mila Euro.
Dal 2019 questo limite è stato aumentato a 65 mila Euro.
Il regime forfettario inoltre non ti impone obblighi contabili. Per ora sei esentato anche dalla fatturazione elettronica, ma non benefici della detrazione dei costi relativi alla tua attività.
Le uniche incombenze che hai quindi si riducono alla consegna delle fatture al commercialista che si occuperà anche della tua dichiarazione dei redditi con un costo decisamente abbordabile: dai 300 ai 500 Euro annui.
Se l’attività che vuoi intraprendere dovesse superare i 65 mila Euro annui di fatturato, o comporta costi che vuoi poter detrarre, allora devi optare per il regime ordinario.
Il regime ordinario prevede la rivalsa IVA, l’applicazione degli studi di settore e una aliquota, per il pagamento delle tasse, che può arrivare anche al 43% a seconda dello scaglione di reddito.
Il calcolo però si basa sul fatturato al netto di tutti i costi.
Come aprire la partita IVA da freelance?
Aprire la partita IVA da freelance è davvero semplice, puoi farlo sia online che offline.
In entrambi i casi dovrai compilare il Modello AA9/12 indicando tutti i tuoi dati personali, la residenza, i dati fiscali e la tipologia di partita IVA che hai scelto, con particolare attenzione al Codice ATECO, che indica la tipologia di attività che andrai a svolgere.
Il Modello AA9/12 si presenta on line sul sito dell’Agenzia delle Entrate, oppure off line recandoti personalmente all’ufficio dell’Agenzia delle Entrate della tua città. Se non hai tempo puoi demandare il compito al commercialista che ti seguirà.
Indipendentemente dal regime fiscale che sceglierai ricorda di usare sempre l’Intelligenza Finanziaria nella gestione dei tuoi conti e di accantonare almeno la metà di quello che incassi.
Ti rimando a un precedente articolo “Liberi di essere professionisti” che può esserti utile.
Questa buona abitudine ti permetterà anno dopo anno di pagare senza difficoltà le imposte e l’INPS.
Che il pagamento sia ad agosto o rimandato a settembre non ti ritroverai mai impreparato.
Giorgia Ferrari
5 anni fa
Che bello questo articolo. 2 commercialisti e 1 consulente del lavoro non erano riusciti a spiegarmi le opzioni. Ho solo una domanda ancora (sono lenta): il pagamento inps e imposte rientra nel 15% a cui si fa riferimento o va calcolato un ulteriore “x” per queste voci? Grazie mille.
5 anni fa
Ciao Teresa, grazie!
Nel 15% non rientrano i contributi INPS.
Per quello si apre una gestione separata e conteggia un’altro 20/25% di accantonamento in base al tuo codice attività.