«Perché se io deposito dei soldi, la Banca non mi dà nessun interesse, invece se li chiedo in prestito devo pagare?»
Come rispondere a un figlio che sta aprendo il suo primo conto corrente e ti fa questa domanda? Mumble, mumble.
Esiste un perimetro di cose che “si sa, funzionano così”, ma se ci chiedessero il perché non sapremmo bene cosa rispondere se non un convenzionale “perché la banca ci deve guadagnare”.
E visto che le convenzioni spesso portano all’assuefazione e all’accettazione passiva delle situazioni, quando mi è possibile, preferisco dare risposte che aiutino a farsi una propria idea.
Nel caso degli interessi bancari, credo che il problema di fondo sia pensare ancora come negli anni ’90, ovvero che ci sia una sorta di corrispondenza tra quello che la banca riconosce a noi risparmiatori se depositiamo denaro e quanto ci fa pagare se diventiamo debitori.
Non dico che questa correlazione sia del tutto sparita, ma le condizioni del mercato, il progressivo e rilevante calo dei tassi, ha limato in modo considerevole il cosiddetto margine di interesse, cioè la differenza tra interessi attivi e quelli passivi: storicamente la principale fonte di guadagno per una banca.
Per compensare a questo gli istituti di credito hanno generato nuovi modi di fare utile, soprattutto attraverso le commissioni date dalla vendita di servizi. Nel caso dei fidi e dei finanziamenti hanno ad esempio abbinato alle concessioni di credito vari tipi di coperture assicurative, senz’altro utili ma non sempre economiche.
Ma tornando alla nostra domanda: perché se deposito soldi sul conto mi viene riconosciuto un interesse di poco superiore allo zero virgola e quando invece chiedo un prestito o un fido, pago un tasso che attualmente può arrivare fino al 9%?
Proviamo a semplificare tutti i passaggi.
Perché si pagano gli interessi bancari?
Quando la banca ti concede un prestito, un fido o un mutuo tu diventi debitore e la banca si assume un rischio. Un rischio che varia a seconda della durata dell’operazione e delle garanzie che concedo, ma per semplificare facciamo finta che tu chieda un prestito di cinque anni senza dare garanzie.
Il rischio che si assume la banca in questo caso è che, se tu sparissi o perdessi il lavoro, non saresti più in grado di rispettare il tuo impegno: pagare ogni mese la rata come da piano d’ammortamento.
La rata calcolata in fase di istruttoria viene ritenuta sostenibile in base alle tue entrate/uscite attuali, ma in cinque anni hai anche la facoltà di decidere in qualunque momento di estinguere il tuo prestito anticipatamente, prima della scadenza, “privando”così la banca dei futuri interessi ovvero del guadagno su cui pensava di poter contare.
Quindi il tasso di interesse che paghi, è dato non solo dalle condizioni del mercato, ma anche dall’insieme di queste incertezze: relative sia alla tua capacità di restituire il capitale che al calcolo dei guadagni futuri sugli interessi.
Perché gli interessi che mi riconoscono sono sempre più bassi?
Veniamo ora al caso in cui sei tu che depositando i tuoi soldi sul conto corrente di fatto presti denaro alla banca sotto forma di deposito a vista, cioè liberamente prelevabile senza preavviso.
In questa ipotesi la banca deve premurarsi di rendere l’intera cifra disponibile a te, e a tutte le altre persone che le hanno prestato soldi, in qualunque momento dovessi averne bisogno.
Poi nella pratica se questo succedesse davvero sarebbe un bel problema, ma torniamo alla teoria.
Quando sei tu a prestar soldi alla banca, di fatto non corri nessun rischio. Il Fondo interbancario di tutela dei depositi garantisce fino a 100.000 Euro per ogni depositante per banca, sia che il tuo conto si trovi presso un istituto tradizionale o che venga aperto on line.
È vero, che grazie ai soldi depositati le banche fanno il loro business, cioè prestare denaro a chi ritengono meritevole e, che per questo, dovrebbero riconoscere un interesse a chi le mette in condizioni di farlo ma, i tassi così bassi azzerano la possibilità di remunerare i soldi in conto.
Le banche tradizionali infatti sostengono pesantissimi costi operativi, dati sia dalla struttura che dalla onerosa normativa in continua evoluzione che impone limiti e accantonamenti nelle concessioni di credito. Regole e norme che lo abbiamo detto più volte, se rispettate dal sistema, sono una garanzia per il risparmiatore.
Detto questo il conto corrente, non può in alcun modo e mai considerarsi uno strumento di investimento. Non ci sono più le condizioni perché sia così.
Certo ci si può mettere a “cacciare” le varie offerte commerciali che di volta in volta vengono proposte dagli istituti per reperire denaro, ma ora che hai tutti gli elementi per capire le logiche che stanno dietro i conteggi degli interessi bancari valuta attentamente le proposte che incontri e chiediti il perché.
Gli investimenti veri e propri comportano sempre un minimo di rischio, di vincoli di durata o di tempi per rientrare in possesso del proprio denaro.
Il conto corrente è uno strumento per incassi e pagamenti o, in caso di risparmi più consistenti, nulla di più di un parcheggio fra una scelta consapevole di investimento e l’altra.
Giorgia Ferrari
6 anni fa
Bell’articolo e non banale! La frase finale penso di tatuarmela a breve 😀
Intanto continuo la ricerca spasmodica di quella fuggevole “consapevolezza”
Una buona ricerca a tutti!
6 anni fa
Ciao Andrea,
come sempre grazie!
Ho appena letto la tua mail e sono ancora molto, molto commossa dal tuo racconto.
Gio