È banale che una donna faccia un articolo su altre donne nella festa della donna? Probabilmente sì, ma la festa tutta giallo mimosa e proclami mi dà l’occasione di condividere con te, che tu sia uomo o donna, alcuni pensieri e tre storie recenti che nei momenti difficili sanno incoraggiarmi.
Una piccola deviazione dal tema denaro che mi auguro possa ispirarti.
Catherina Bertone è un’atleta di livello internazionale, maratoneta alle Olimpiadi di Rio del 2016, ed è nata nel 1972.
Già il dato anagrafico farebbe di lei un esempio di forza e perseveranza ma Catherina, oltre a correre e a farlo a livelli altissimi, per vivere fa la pediatra all’ospedale di Aosta. Un lavoro che ama e che non intende lasciare, ma che vorrebbe ridurre per potersi allenare con più tranquillità. E così chiede il part-time, ma l’azienda sanitaria per cui lavora le dice un bel no. Non per ripicca, né per questioni di genere, semplicemente no perché nelle corsie di quell’ospedale i medici scarseggiano e nessun dirigente si prende l’onere di cercare un modo per favorirla.
Una condizione come quella di Catherina nei contratti del settore sanitario non è contemplata.
E così, per poter lasciare Aosta, partecipare a gare e vincere medaglie in giro per il mondo rappresentando il suo paese, Catherina usa le ferie. Ha due bambini piccoli, un marito che la sostiene e l’aiuta, una vita programmata al secondo dal suo allenatore e racconta con il sorriso sulle labbra: «In Agosto andremo in ferie a Berlino per i campionati europei. I bambini mi hanno chiesto se a Berlino ci fosse il mare…»
Nonna Irma è partita a 93 anni per andare ad assistere i bambini in un orfanotrofio in Kenya. L’immagine di lei all’aeroporto, con il trolley rosso in una mano e il bastone nell’altra, ha fatto il giro del web grazie a un post della nipote Elisa su Facebook.
Quando ho letto la notizia, avendo visto di persona la povertà che si fatica anche solo ad immaginare di certi villaggi in Kenya e di alcuni orfanotrofi in particolare, la prima cosa che mi sono chiesta è come facesse una donna di 93 anni a vivere in quelle condizioni.
Leggendo le parole di Elisa mi sono risposta: “Serve un pizzico di incoscienza per vivere e non per sopravvivere”, scrive. Credo che la nonna possa essere fiera dell’eredità che lascerà a questa ragazza.
Veronica è una giovane donna che ho conosciuto qualche mese fa a un percorso di formazione a Milano. L’ho rivista di recente e ho notato che sfoggiava un nuovo taglio di capelli. Quando le ho fatto i complimenti per il look lei timidamente mi ha detto: «Sai, li ho donati». Io l’ho guardata incredula pronta ad esclamare: «Come Jo di Piccole Donne!» Mi trattengo a stento da spiegarle quanto Jo e il romanzo di Louisa May Alcott abbiano segnato la mia infanzia e mi limito a chiederle dettagli. Così Veronica mi spiega che esiste la possibilità di donare capelli per realizzare parrucche destinate gratuitamente ai malati oncologici. Mi spiega anche di aver fatto ricerche approfondite prima di decidere a chi donarli, perché ci sono stati casi di uso fraudolento delle donazioni. Quindi lei ha cercato una fondazione che potesse garantirle il contatto diretto tra donatore e beneficiario e, ora, sta aspettando di conoscere la persona che usufruirà della sua generosità.
Una generosità durata quasi tre anni! Perché Veronica ha iniziato a farsi crescere i capelli a metà del 2015 per regalare ad un’altra donna, di cui non sa nulla, l’opportunità di sentirsi meno “diversa” nella sua già difficile condizione di malata.
Queste tre storie di donne, molto diverse fra loro, mi hanno fatto pensare.
La disciplina e la determinazione di Catherina, mi ricordano che per ottenere qualunque risultato occorre volontà e perseveranza, ma anche una buona dose di leggerezza con cui affrontare le difficoltà.
L’inarrestabile nonna Irma mi ha consentito di scoprire il mondo del volontariato internazionale che conoscevo solo in parte e, il suo esempio, mi rende impronunciabili frasi come “ormai è troppo tardi” o “quel che potevo fare l’ho fatto”.
E infine la generosità di Veronica mi ricorda che la misura della nostra felicità è direttamente proporzionale a quanto sappiamo amare nel senso più ampio del termine… a qualunque genere apparteniamo.
Giorgia Ferrari
7 anni fa
Che storie!!!
Beh che dire se non AUGURISSIMI A TUTTE LE DONNE, non solo oggi ma tutti i giorni che sono esistiti e che esisteranno!!!!
7 anni fa
Grazie Andrea!
7 anni fa
@Antonella- grazie a te!!
7 anni fa
Grazie Giorgia. Trovo ,molto toccante queste storie in cui si nota cuore e umanità . Umanità … questa parola che si sente sempre meno. Ce bisogno di storie di questo genere che genera ispirazione e speranza
7 anni fa
Caro Ardian, più conosco persone più accumulo storie da raccontare di questo tipo. Credo che ognuno in fondo abbia in sé qualcosa che possa ispirare e generare speranza, l’umanità di cui parli. Trovarla è, a volte, solo questione di scegliere cosa voler vedere negli altri.
Anche la tua storia a me ha ispirato forza e determinazione e un giorno, se vorrai, la racconteremo.
7 anni fa
Amore, generosità, disinteresse, sacrificio, vera carità sono parole ormai desuete , sopraffatte dall’edonismo e dal relativismo che hanno come unico risultato l'”uomo” nichilista. Queste testimonianze fanno capire che nel cuore dell'”uomo” c’è ancora e ci sarà sempre un anelito, una domanda che va oltre. Grazie Giorgia
7 anni fa
Credo, forse ingenuamente, che nel cuore dell'”uomo” ci sia forte questo anelito. Lo ritrovo in tanti ragazzi, che al di là di come li si dipinge sui media, sanno essere umanamente pieni, e lo sento anche in persone più mature appena vado oltre i convenevoli.
Forse presi dalle circostanze, dall’abitudine, dall’esempio diffuso, dall’allenamento quotidiano al mi piace/non mi piace, non ci fermiamo più di tanto a osservare. Ma è anche vero che le valutazioni individuali dipendono molto dagli ambienti, dalle esperienze, dalle persone che si frequentano, e la mia è una visione senz’altro parziale.
Grazie a te Pierangelo per la riflessione!
7 anni fa
Grazie!
7 anni fa
🙂
Ciao Luca!