Alcuni giorni fa Pier Giorgio, un mio ex allievo e cliente che approfitto per salutare, mi chiedeva un consiglio su un suo personale obiettivo relativo alla costruzione di uno strumento di previdenza integrativa. In pratica voleva sapere se gli convenisse maggiormente utilizzare degli appositi Fondi Pensione oppure usare il “Fai da Te” accumulando via via del risparmio e investirlo sistematicamente in maniera autonoma in strumenti azionari e/o obbligazionari utilizzando sia singoli titoli che ETF.
Premesso che a tutti gli effetti non sono un consulente in area previdenziale e quindi non ho presente tutti gli strumenti attualmente disponibili sul mercato, e ribadito il fatto che occuparsi di integrare (per non dire sostituire…) l’ipotetica pensione proveniente dall’INPS con altri investimenti è sicuramente cosa doverosa se non si vuole avere brutte sorprese quando saremo avanti con l’età, la mia risposta a Pier Giorgio ha mirato soprattutto a fargli capire vantaggi e svantaggi delle due diverse soluzioni.
Partiamo dalla “soluzione standard” ossia quella di rivolgersi in banca o ad un promotore o consulente finanziario e quindi indirizzare il risparmio verso strumenti appositi come i fondi pensione. Da come la vedo io i VANTAGGI di questa soluzione sono nel:
- Non devi fare praticamente niente potendo automatizzare i versamenti e quindi virtualmente puoi scordarti dell’investimento in questione
- Non ti richiede competenza specifica
- Non ti prendi nessuna responsabilità relativa all’andamento del tuo investimento
- Se ti riconosci come persona poco disciplinata o dalle “mani bucate” è a mio parere un vantaggio toglierti la possibilità di disporre autonomamente di quel denaro fino a scadenza che altrimenti potresti spendere e poi non ritrovarti più
- Puoi usufruire di una detrazione fiscale nei termini consentiti dalle leggi vigenti
Gli SVANTAGGI li vedo invece essenzialmente nel fatto che, dati storici alla mano, quasi certamente il tuo investimento previdenziale renderà assai poco, con una certa probabilità che alla fine il capitale accumulato in 20 o 30 anni di versamenti possa essere addirittura inferiore a quanto versato nel periodo .
Venendo alla “soluzione fai da te”, fermo restando che avendo frequentato i miei corsi Pier Giorgio non ha un problema nella sfera delle competenze in area investimenti, l’idea alternativa di costruirsi da sè un piano di risparmio gli richiederebbe sicuramente di darsi da fare in merito monitorando costantemente l’andamento del suo risparmio e agendo quando necessario (dal punto di vista del tempo da impiegare diciamo circa un’ora una volta al mese) e responsabilizzarsi in prima persona a fronte del fatto di non poter usufruire di alcuna detrazione fiscale rispetto al denaro investito. Non meno importante, deve sapere di dover essere disciplinato rispetto a quel denaro, da mantenere rigorosamente costantemente investito per i propri obiettivi previdenziali e non speso per qualsiasi e magari futile esigenza successiva.
A fronte di tutto ciò, organizzare un proprio piano personale di risparmio finalizzato a fini pensionistici gli darebbe essenzialmente 3 VANTAGGI abbastanza significativi:
- Flessibilità operativa nella destinazione del risparmio. Se poco sopra rimarcavo l’importanza della disciplina nel rispettare il proprio piano, è altresì però vero che, in caso di gravi imprevisti che rendano necessario attingere al proprio capitale, è sempre meglio avere la possibilità di poterne disporre liberamente senza penali in qualsiasi momento.
- Controllo costante della destinazione d’uso del denaro che gli permetterebbe di sfruttare al meglio le oscillazioni dei mercati salvaguardando il proprio capitale durante le crisi importanti in cui potrebbe posizionarsi maggiormente su investimenti in obbligazioni a bassa volatilità per poi tornare a spingere con decisione sul fronte azionario al termine delle crisi, periodo in cui tipicamente si pongono le basi per i maggiori guadagni potendo comperare titoli di qualità fortemente deprezzati e sottovalutati.
- Maggiore rendimento, abbastanza facilmente anche triplo o quadruplo rispetto a quello dei fondi pensione dovuto essenzialmente a due fattori. Il primo è relativo ai minori costi visto che gli investimenti in singoli titoli azionari, obbligazionari o ETF non sarebbero gravati dalle pesanti commissioni che invece affossano i rendimenti dei fondi pensione (ad occhio almeno un 3% annuo di differenza solo su questo aspetto), il secondo dato dalla gestione attiva e più aggressiva di un investimento gestito a livello personale.
Giusto per fare due conti, poniamo il caso di un risparmiatore tradizionale che destini alla propria posizione previdenziale integrativa 5.000 € all’anno per 30 anni di tempo e li investa in fondi pensione per un rendimento medio sul periodo del 2,5% annuo rispetto al nostro Pier Giorgio che, dandosi invece da fare in prima persona, porti a casa un 9-10% medio annuo, alla fine del periodo i nostri due amici si ritroverebbero con:
- Risparmiatore tradizionale = 225.001 € di capitale (capitale versato nel periodo = 150.000 €)
- Piergiorgio (al 9%) = 742.876 € di capitale (capitale versato nel periodo = 150.000 €)
- Piergiorgio (al 10%) = 904.717 € di capitale (capitale versato nel periodo = 150.000 €)
Certo, il rendimento non è tutto e il risparmiatore tradizionale avrebbe nel frattempo avuto qualche ritorno anche dalla detrazione fiscale di quanto versato ma, come si vede dai numeri sopra esposti, le differenze sulle cifre finali sono piuttosto marcate e a livello personale non nascondo la mia simpatia per il secondo approccio rispetto al primo pur non sottovalutando gli aspetti psicologici di de-responsabilizzazione che per molte persone potrebbero essere importanti.
E’ importante anche riflettere sull’impatto dell’inflazione che, anno dopo anno, erode il potere d’acquisto del nostro denaro, tipicamente nell’ultimo periodo storico nella misura proprio del 3-4% annuo il che significa che investire con una speranza di rendimento sotto al 4% medio annuo ragionevolmente non servirà nemmeno a coprire l’aumento del costo della vita.
Imparare ad investire il proprio denaro meglio di quanto possa fare un fondo pensione o un fondo comune di investimento e cosa francamente molto semplice e non servono nè anni nè migliaia di euro per acquisire l’apposito know-how anche partendo da zero. Per chi desideri ricevere il mio aiuto in questo senso, abbiamo creato appositamente un “PERCORSO INVESTITORE” che comprende la partecipazione ai miei 3 seminari di base che vedono le prossime edizioni in calendario con le seguenti date:
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In ultimo, se sei interessato a conoscere ancora meglio le tante nubi che gravano sui fondi pensione, ti raccomando la lettura di un interessante articolo di Beppe Scienza, professore universitario di Torino specializzato nello scovare e mettere in evidenza le magagne dell’industria finanziaria e già autore del significativo testo “Il risparmio tradito”.
L’articolo in questione si intitola “I Pescecani dei Fondi Pensione” e forse ti farà venire qualche sudore freddo se hai già del risparmio investito in tali strumenti ma conoscere è sempre meglio rispetto a non sapere ed il primo passo verso un cambiamento auspicato e possibile.
Buona lettura e … buoni investimenti!
Roberto Pesce
12 anni fa
Ciao Roberto, è un pò che ti seguo e per questo ti chiedo un parere su una alternativa, secondo me più semplice e più redditizia dei fondi pensione e che non necessita di seguire l’andamento dei mercati:
accumulare risparmi con i buoni postali indicizzati all’inflazione serie J (spesso citati dal prof. beppe Scienza).
grazie e buon lavoro
12 anni fa
Ciao Luigi, sinceramente non ho mai utilizzato i buoni postali e non posso dire di esserne un grande conoscitore.
Suppongo possano avvicinarsi ad altri titoli obbligazionari indicizzati all’inflazione, interessanti da capire e che si possono utilizzare per la parte “prudente” del nostro risparmio che tuttavia otterrebbe maggiore rendimento se impiegato sui mercati azionari pur con tutte le attenzioni del caso.
Ciao e continua a seguirci!
Roberto
12 anni fa
ciao Fish,
sono oramai 10 anni che ho aderito al fondo integrativo “Europension” proposto dal consulente E.L. che conosciamo.
Come ho imparato dai tuoi corsi ed ancora ribadito nel tuo ultimo post, le commissioni sono alte, il rendimento basso o addirittura negativo.
Il fondo non beneficia nemmeno di detrazioni fiscali, prevede dei bonus solo a scadenza solo per chi mantiene un regolare piano di versamenti.
Trattandosi di un PAC ho avuto finora la speranza nel rendimento di lungo termine, ma visto il consuntivo dopo dieci anni non sono per niente incoraggiato a proseguirlo.
Quello che mi frena è che in questa fase di mercato lo riscuoterei quasi sicuramente in perdita, quindi mi sento bloccato.
Il fatto è che anche prima della crisi, in tempi non sospetti, il rendimento a malapena copriva le spese.
Aspettare una ripresa vorrebbe dire continuare a pagare le alte commissioni senza garanzie di pareggio o di minimo guadagno.
Cosa ne pensi? Ha senso continuare?
ciao e grazie
Angelone
12 anni fa
Ciao angelone,
Scusa se mi permetto e fai tutti i tuoi conti ma se vuoi un mio consiglio scappa da quella robaccia non guadagnerai mai, abbi il coraggio di uscirne e reinvesti il rimanente seguendo le tecniche di Roberto, in pochi anni recupererai tutto e comincerai a guadagnare, altrimenti sara’ solo un rimandare il disastro finale. Te lo dice uno che si e’ deciso un anno fa a mollare dopo tredici anni di versamenti e risultati sempre pessimi sia con il mercato in rialzo che viceversa. Saluti
12 anni fa
Ciao Angelo, conosco bene Europension e come scrivi anche tu il suo problema principale è che è gravato da costi altissimi oltretutto duplicati su più livelli di gestione.
Considera anche che, per legarti commercialmente e farti versare fino al completamento del programma, Europension prevede la restituzione di parte degli onerosi caricamenti commissionali in forma di “bonus” finale, il che da un lato riequilibra un pò il tutto ma dall’altro ti spinge a continuare a versare in un prodotto inefficiente per moltissimo tempo.
Che dirti quindi?
Non ti posso dare io una soluzione in base alle tue esigenze e alla tua situazione finanziaria personale (che non conosco) ma consigliarti di:
a) farti due conti usando magari il tool “La Fabbrica della Ricchezza” che metto a disposizione sul mio sito e inserendo anche la storia dei bonus su cosa otterresti da qui a scadenza ragionando su un rendimento ipotetico (magari fatti due-tre ipotesi da pessimistiche a ottimistiche)
b) metti nel ragionamento anche le altre considerazioni che ho esposto nell’articolo
c) confrontati con il tuo consulente e senti anche la sua opinione in merito valutando anche la terza opzione rispetto a continuare o disinvestire tutto che è sospendere i versamenti e lasciare lì quanto versato sin qua
d) decidi infine con la tua testa ma come ti dice Giuseppe anche con coraggio senza pensare solo al “cosa perdo se chiudo adesso” ma anche al “cosa perdo in prospettiva se continuo” che è un altro modo di vedere la cosa
e) nel ragionamento però chiediti anche: “Se smetto di investire in Europension, quale alternativa di investimento penso di utilizzare?”
In assoluto, chiudere un investimento in perdita fa male anche più psicologicamente che dal punto di vista finanziario perchè spesso ci porta a dover ammettere di aver preso decisioni sbagliate e quindi questo coinvolge l’autostima, la fiducia in noi stessi etc.
Capisco tutto questo e ci sono passato tante volte anche personalmente ma “mettere la testa sotto la sabbia” o incrociare le dita e sperare per il meglio non sono soluzioni, e lo sai già molto bene senza che ti debba ricordare una vecchia faccenda di azioni Alitalia …
Un abbraccio, Roberto