Ho riflettuto qualche istante sulle differenti sensazioni che avrei generato nel lettore se al termine del titolo avessi deciso di aggiungere un punto esclamativo oppure un punto interrogativo, e sui molteplici pensieri che possono scaturire sia nel primo caso, con una forte affermazione, che nel secondo, con una domanda così importante.
Situazione A: PUNTO ESCLAMATIVO
Immaginiamo un libero professionista che, dopo aver lavorato duramente un anno intero, ed aver incamerato lauti guadagni, si rechi dal suo commercialista.
L’esperto gli fa il conto delle imposte, tasse, parcelle, oneri vari, etc… il protagonista della scena, sconsolato, si accorgerà che tra le sue mani è circolato molto denaro ma una parte considerevole è anche uscita. Probabilmente proverà frustrazione per l’accaduto, soprattutto perché si è avvalso di collaboratori che dal punto di vista fiscale sono stati poco validi.
Altre situazioni con punto esclamativo, ma con una condizione emotiva opposta a quella appena narrata, potrebbero essere: il ragionier Mario Rossi che ha centrato la sestina milionaria al superenalotto e si prepara a cambiar vita, oppure due ladri che, dopo aver svaligiato una banca, stanno contando un consistente malloppo di banconote da 500 €.
Certamente, in tutti questi casi, si sentirebbe urlare: “Quanti soldi ci passano tra le mani!”
Situazione B: PUNTO INTERROGATIVO
La maggior parte delle volte questa tipologia di frase viene detta in ambito famigliare, il consueto confronto tra marito e moglie, dove la gestione dell’entrate da un lato e delle spese – a volte non condivise – dall’altro, trova terreno fertile per rimbalzarsi la mediocre amministrazione del budget a disposizione.
Il secondo motivo del contendere tra Lei e Lui sarà chi dovrà andare a fare il corso di [workshop_what what=”490″ color=”navy”] con Roberto Pesce ^_^, per imparare a prendersi cura dei propri soldi (ndR: prossima edizione il [workshop_when what=”490″ color=”black”] a [workshop_where what=”490″ color=”black”]).
Non ultimo, in questi ambiti, serpeggia una certa incredulità rispetto ai costi di un figlio.
Ci si domanda come una creatura così piccola ed inerme riesca a generare tante spese, e poi via con valanghe di luoghi comuni: “Ai miei tempi con un pallone ci giocavamo un’estate intera … e la maglietta Fruit of the Loom veniva lavata la sera, pronta per il giorno successivo … altro che dieci palloni di cuoio e sei tute della Mike!” “Papà con la “N”…” “Ah si!? … della Mine!”
A parte le battute, sono assolutamente importanti le cifre che ci passano tra le mani durante gli anni, più di quanto si possa immaginare!
Faccio un breve, quanto sorprendente esempio: una persona che percepisce 2.000 € al mese – per dodici mensilità, in vent’anni – avrà raggiunto la somma che sfiora i 500.000 € (circa un miliardo delle vecchie lire!), e se le sue entrate fossero di 4.500 € al mese – sempre per dodici mensilità – il risultato del miliardo di lire sarebbe addirittura superato, dopo solo dieci anni!
Provate a fare il calcolo con il vostro stipendio, sarà molto interessante scoprire delle cifre inaspettatamente grandi!
So bene di aver fatto un banale calcolo algebrico che un bambino in terza elementare avrebbe agevolmente risolto, ma nella maggior parte dei casi, trascuriamo questo aspetto meramente quantitativo, che ci darebbe la possibilità di vedere e quindi a valutare la nostra reale forza economico- finanziaria, e conseguentemente le nostre reali possibilità in quest’ambito.
Racconto brevemente un episodio che mi è accaduto durante una cena la settimana scorsa.
Ero insieme a due cari amici, ognuno dei quali percepisce oltre 2.000 € al mese, oltre tredicesima, premi produttività e indennità varie; commentando la cifra di 50.000 €, l’uno asseriva che una somma del genere sarebbe stata impossibile da accumulare in una sola vita, l’altro che quell’importo era il totale dei suoi investimenti azionari.
Faccio presente che entrambi sono sposati, hanno due figli, pagano un mutuo più o meno di uguale entità, e fortunatamente non hanno problemi tali da dover adempiere ad importanti spese mediche, ma resta comunque il fatto che uno arriva a fine mese con fatica, l’altro gestisce un bel gruzzolo.
Ma perché allora, a parità di entrate e circostanze, può esistere così tanta differenza?
Attenzione: non è valido dire che quello con più disponibilità ha fatto il corso con Roberto Pesce ^_^ !!!
E quindi, dove vanno i soldi delle persone come il mio amico?
Nel suo caso specifico potrei dire che vanno alla famosissima ditta: “Pagamenti rateali & Co.” e in tutte quelle situazioni che vengono illustrate perfettamente in questo blog, nella categoria dedicata ai debiti.
Tanto è vero che dopo aver terminato di leggere il terzo articolo sull’argomento, volevo telefonare a Roberto per chiedere se come modello ispiratore avesse utilizzato il mio amico che fa costantemente rate, utilizza quotidianamente carte revolving, prestiti personali etc.
Questa forte difformità tra due situazioni di partenza così simili, induce ad una successiva considerazione: se è giusto – come è giusto – che se vogliamo aumentare il nostro benessere economico dobbiamo aumentare le nostre entrate, diventa fondamentale conoscere, analizzare, e controllare accuratamente le nostre uscite.
Attenzione però, non bisogna dare un taglio drastico a tutto ciò che rientra nel nostro capitolo spese.
Innanzitutto perché sarebbe oggettivamente impossibile, avrebbe una breve durata, ed in ultimo, appena rientrati nella precedente dinamica, si commetterebbero gli stessi se non più gravi errori di prima. Questo perché si sarebbe avvertito solo “dolore” nella decurtazione indiscriminata delle spese, pregiudicando la possibilità di constatare i benefici derivanti.
Un pò come le cure dimagranti improvvisate: nella prima settimana ci si priva persino dell’odore del cibo, e all’inizio della quarta si divora pure l’alluminio che avvolge il cotechino!
Consiglio pertanto di riflettere profondamente sui verbi che elencavo prima: conoscere, analizzare e controllare le proprie spese, ed inoltre fissare due vocaboli magici: risparmio e formazione.
Non a caso nel libro “L’uomo più ricco di Babilonia” di George S. Clason, quando viene chiesto al ricchissimo Arkad il segreto per diventare ricchi, egli risponde : “Una parte di tutto ciò che guadagnate è vostra e la dovete conservare!”
Enrico Vigo