Quando i mercati azionari scendono, e negli ultimi 10-12 anni la cosa oserei definirla tutt’altro che episodica, la stragrande maggioranza di chi opera in borsa occasionalmente e senza una robusta formazione alle spalle si trova parecchio in difficoltà dovendosi basare solo sul proprio istinto o su qualche conoscenza raccattata qua e là.
Di fatto, chiunque si approccia ai mercati azionari in maniera artigianale lo fa operando secondo una logica tradizionale rialzista comperando azionio magari ultimamente anche ETF e sperando che il prezzo delle stesse nel tempo si muova verso l’alto garantendogli l’opportunità di venderle in un secondo tempo per profitto.
Soprattutto in Italia pochi tuttavia conoscono che esiste anche l’opportunità di operare in maniera inversa rovesciando la classica attività di COMPRARE prima e VENDERE poi andando inizialmente in VENDITA per poi ACQUISTARE in un secondo tempo per la ricopertura e la chiusura della posizione.
Questo tipo di operatività “al contrario” si chiama internazionalmente SHORT SELLING, e viene anche definita “VENDITA A NUDO” o “VENDITA ALLO SCOPERTO” perchè a tutti gli effetti chi shorta sta vendendo titoli che non ha mai acquistato e che quindi a tutti gli effetti non possiede ma che gli vengono per l’occasione prestati dal broker o dal “market maker” che regolano la transazione di borsa.
Senza scendere in questa sede nel dettaglio dell’operatività short, è comunque intuibile come la possibilità di vendere qualcosa che non si possiede per poi ricomprarlo successivamente sia una grandissima possibilità tattica per chi vuole guadagnare dai mercati a ribasso.
Viceversa, non conoscendo o non volendo utilizzare tattiche operative in short, cosa potrebbe fare un povero trader o investitore alle prese con l’orso ribassista?
Escludendo impulsi masochistici che potrebbero spingerlo a comperare titoli di aziende valide perchè “sono scesi così tanto che non possono che risalire” che sono solitamente la strada maestra per il disastro, il nostro amico sarebbe costretto a mettersi in attesa di tempi migliori oppure dovrebbe impegnarsi a setacciare il mercato con il microscopio alla ricerca di quelle poche azioni che, muovendosi contro la principale direzione ribassista della stragrande maggioranza dei titoli, stessero comunque sviluppando trend rialzisti denotando una grande forza relativa.
Negli ultimi anni il mercato degli ETF ha però aperto un’ulteriore chance per sfruttare i mercati a ribasso quotando una serie di ETF “strutturati” di seconda generazione che lavorano in maniera inversa rispetto ai rispettivi indici di riferimento andando a shortare le azioni sottostanti invece di acquistarle.
Per essere totalmente chiaro nei confronti di chi mi legge per le prime volte e non è un gran conoscitore dei vari strumenti finanziari quotati, noi possiamo ad esempio trovare quotati su Borsa Italiana:
- Un ETF tradizionale che replica positivamente l’andamento di un’importante indice di borsa – Esempio: DB X-Trackers S&P 500 ETF (XSPX.MI) che acquista le azioni sottostanti all’indice S&P 500 USA e di conseguenza ne replica l’andamento
- Un ETF strutturato short che replica inversamente lo stesso indice – Esempio: DB X-Trackers S&P 500 Inverse daily ETF (XSPS.MI) che, attraverso una meccanica abbastanza articolata nel cui dettaglio non scendo, in pratica shorta su base giornaliera le azioni dell’indice S&P 500 USA e quindi a tutti gli effetti ne riproduce un risultato inverso
Ecco quindi che se l’indice S&P500 scende in giornata del 2%, l’ETF tradizionale long scenderà anche lui circa del 2% mentre l’ETF short lavorando con logica ribassista guadagnerà circa il 2%.
Il discorso diventa un pò più articolato e meno lineare se parliamo di una performance multi-day a causa del particolare meccanismo di ricopertura giornaliera degli ETF SHORT tuttavia, senza entrare eccessivamente nel tecnico, quello che vorrei comunicare è come questo particolare tipo di strumenti possa permettere di guadagnare dai mercati a ribasso pur operando tramite la classica compra-vendita e non in short.
Rimanendo sugli ETF ed avendo una previsione ribassista su un certo mercato o indice noi potremmo quindi alternativamente:
- shortare l’ETF tradizionale (es. lo XSPX.MI) oppure …
- acquistare il suo omologo strutturato short (es. lo XSPS.MI)
In entrambi i casi, se la nostra previsione ribassista dovesse dimostrarsi esatta, porteremmo a casa del profitto ed ecco quindi che abbiamo inquadrato due modi diversi per poter eseguire la stessa operatività tramite l’uso degli ETF.
La mia personale opinione è che, ove la piattaforma bancaria che si sta utilizzando e le regole borsistiche del momento lo permettano, convenga sempre shortare l’ETF tradizionale piuttosto che acquistare lo strutturato short e questo sia perchè tipicamente sul tradizionale gravano commissioni più basse ma soprattutto perchè, come accennavo poco sopra, il meccanismo di ricopertura giornaliera degli ETF SHORT ne rende la performance multi-day un pizzico aleatoria rispetto alla performance registrata dal mercato nello stesso intervallo di tempo.
Ciò detto, gli ETF short rappresentano comunque uno strumento utile e interessante da tenere in considerazione in tutti quei casi in cui l’operatività short vera e propria ci venga negata o resa eccessivamente macchinosa dalle regole bancarie italiane.
Concludendo, vale la pena ricordare come nessuno strumento finanziario, per quanto semplice o articolato possa essere, rappresenta in sè garanzia di successo.
Essenziale diventa infatti l’abilità di sapere leggere e prevedere trend e mercati con sufficiente accuratezza tramite l’analisi tecnica, know how che ti consiglio caldamente di procurarti al più presto se ancora ne sei sprovvisto partecipando al mio corso [workshop_what what=”488″ color=”navy”] in programma per il [workshop_when what=”488″ color=”black”] a [workshop_where what=”488″ color=”black”], seminario nell’ambito del quale l’operatività in short selling e i pattern relativi saranno solo una delle tante cose che potrai imparare.
Buon trading!
Roberto Pesce
12 anni fa
Ciao roberto e complimenti ancora per i post.
Ho visto che il meccanismo che regola gli etf short e’ molto articolato e come ben scrivi tu, hanno dei costi di gestione piu’ elevati.
volevo chiedere se pero’ questi costi alla fine per noi , non si ” bilanciano” con gli interessi che si devono pagare alla banca per entrare invece in posizioni short?
grazia marco
12 anni fa
Ciao Marco, onestamente non ne ho idea, bisognerebbe farsi i conti caso per caso ma comunque non stiamo parlando di numeri così importanti se paragonati al potenziale movimento dell’operazione.
12 anni fa
Complimenti come sempre per il bell’articolo.
Volevo puntualizzare, come infatti ha messo ben in evidenza Roberto, che “se l’indice scende in giornata del 2%, l’ETF short lavorando con logica ribassista guadagnerà circa il 2%”.
Lo strumento è indicato per un’operatività intraday: in multiday il risultato NON è la somma algebrica dei singoli movimenti giornalieri (con segno cambiato).
Es. indice: oggi -2%, domani -1%, dopodomani +0,5%
ETF SHORT: oggi +2%, domani +1%, dopodomani -0,5%
Se si tiene aperta l’operazione per 3 giorni con l’ETF SHORT, il risultato al termine del terzo giorno sarà verosimilmente DIVERSO da +2,50%.